PRO E CONTRO DELLA QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO

L’assicurazione parametrica agisce tramite un meccanismo che garantisce un indennizzo prefissato al superamento di certi indici: questo sistema presenta alcuni vantaggi ma ha anche delle criticità. Nella sua introduzione, Riccardo Cesari, consigliere di Ivass, ha parlato dei benefici e delle questioni ancora aperte

PRO E CONTRO DELLA QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO

La prima edizione del nuovo convegno di Insurance Connect dedicato all’assicurazione parametrica ha ospitato interventi di alto profilo, a partire dall’introduzione a cura di Riccardo Cesari, consigliere di Ivass
Definito un “tema di grande interesse e attualità”, secondo la valutazione dell’esponente dell’istituto di vigilanza, l’assicurazione parametrica rappresenta “uno strumento di frontiera nel campo della copertura dei rischi”, combinando due elementi chiave: il rischio e la tecnologia. Quest’ultima, applicata al mercato assicurativo, è al servizio non solo del singolo assicurato ma dell’intera società, per “sopportare gli effetti di eventi imprevedibili, rari e catastrofici”, sottolinea Cesari. 
Ma cos’è, in poche parole, l’assicurazione per i rischi parametrici? Si tratta di un meccanismo che garantisce un indennizzo prefissato che si attiva automaticamente nel momento in cui un parametro quantitativo, per esempio un indice, fornito da un operatore specializzato, denominato oracolo, supera una soglia prefissata, il cosiddetto trigger.

UN RISPARMIO DI TEMPO E DI COSTI

Cesari ha fatto notare quanto la polizza parametrica sia, per certi versi, molto più semplice di una polizza tradizionale: “per modellare una polizza tradizionale – ha detto – occorre incrociare le tre componenti del rischio, hazard, exposure e vulnerability, mentre in un prodotto per rischi parametrici si ha a che fare solo con l’hazard”. In casi come le catastrofi naturali o gli eventi climatici inattesi, una polizza parametrica è in grado di quantificare il rischio meglio di un prodotto tradizionale. 
Tra i vantaggi dell’assicurazione parametrica, inoltre, c’è il non impiego della perizia (che rappresenta anche una criticità, come vedremo), che comporta un risparmio di tempo e di costi che si riflette su tutta la customer experience: è più facile, ad esempio, sottoscrivere microassicurazioni complementari a una polizza tradizionale, con il vantaggio di un’immediata liquidazione del danno. 
Ma non è certo tutto rose e fiori: “il punto cruciale, che è anche per certi aspetti un elemento critico – ha argomentato Cesari –, è proprio l’assenza di perizia e la conseguente scissione tra danno subito e indennizzo ricevuto, due aspetti che nelle polizze tradizionali sono sempre stati mantenuti in stretto collegamento”.

LA QUESTIONE DEL PRINCIPIO INDENNITARIO

Questo aspetto richiama un altro problema legato al cosiddetto principio indennitario, per cui le somme complessivamente riscosse dall’assicurato non possono superare l’ammontare del danno (articolo 1910 del Codice civile), cosa che potrebbe verificarsi con una polizza parametrica. In base a tale principio, ha aggiunto Cesari, “si fa in genere riferimento al danno effettivamente patito per cui l’onere della prova da parte dell’assicurato non può mai essere escluso”. D’altra parte, “richiamando il principio di derogabilità” (art. 1908 cc), che sancisce la possibilità che il valore delle cose sia stabilito attraverso una stima, “si può sostenere che la polizza parametrica, se la si considera un’assicurazione di servizi e non una polizza che copre un danno patrimoniale, possa derogare al principio indennitario, come del resto fanno altri contratti assicurativi”.
Un altro aspetto critico delle polizze parametriche è di natura economico-attuariale, ha spiegato Cesari. Secondo l’analisi del funzionario dell’istituto di vigilanza, sussiste “un gap per l’assicurato in termini di rischio non coperto, il cosiddetto basis risk, che può essere anche quantitativamente consistente, poiché danno e indennizzo non coincidono”. Al contrario, dal punto di vista dell’assicuratore, ha sottolineato Cesari, “le stesse polizze parametriche possono trovare copertura riassicurativa sul mercato finanziario con l’emissione di cat bond perfettamente calibrati sugli impegni presi”.

UN MATRIMONIO PIÙ SOLIDO 

Messi sul piatto della bilancia i pro e i contro, il bilanciere sembra pendere verso i vantaggi. Il nuovo matrimonio tra indici e polizze danni è molto più efficace di quanto non lo sia stato quello tra indici e ramo vita: “il contratto di una polizza parametrica è trasparente, il meccanismo semplice e le terze parti coinvolte affidabili”, ha ribadito Cesari. 
Ci sono molti campi, come vedremo anche nelle prossime pagine, dove l’assicurazione parametrica trova alcune peculiari utilità: dal turismo al commercio, dall’agricoltura alla business interruption. Grazie all’assicurazione parametrica, si è chiesto Cesari, potremmo riuscire persino a riequilibrare il rapporto tra premi danni e Pil, che in Italia è appena all’1,9% contro il 5,1% della media Ocse?



UNA SCOMMESSA, UN GIOCO D’AZZARDO? 
Un altro degli aspetti critici della separazione tra danno e indennizzo è l’assimilazione della polizza parametrica a una sorta di scommessa, a un gioco d’azzardo. Anche in questo caso, però, sorgerebbe una contraddizione, perché chi scommette, ha ricordato Riccardo Cesari, consigliere di Ivass, nella sua introduzione al convegno di Insurance Connect, “spera che l’evento si verifichi in modo da ricevere una somma superiore a quella spesa e ottenere un arricchimento, mentre chi stipula il contratto parametrico ha normalmente interesse a non subire un danno, giacché, comunque, ne riceverebbe uno svantaggio”.
I contratti parametrici, in definitiva, secondo il consigliere di Ivass, “rispettando il principio del trasferimento del rischio a un’impresa di assicurazione e sono quindi da considerare contratti assicurativi a tutti gli effetti”.


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