ALLARGARE I CONFINI DELLA CULTURA DEL RISCHIO

Per Carlo Cosimi, neo-eletto presidente di Anra, i prossimi tre anni saranno dedicati a consolidare i molti traguardi raggiunti, dedicandosi a rafforzare l’offerta formativa e a incrementare le partnership con altre associazioni ed enti di ricerca. Rimane alla base l’attenzione verso la cultura del rischio, da allargare alle Pmi e da far crescere rivolgendosi anche al confronto con la sanità e il mondo finanziario

ALLARGARE I CONFINI DELLA CULTURA DEL RISCHIO
Guardare avanti con i piedi ben saldi nel recente passato: parte da presupposti molto concreti la presidenza di Carlo Cosimi, da un paio di mesi alla guida di Anra, l’associazione nazionale dei risk e insurance manager aziendali, dove ricopre la carica che è stata per due mandati di Alessandro De Felice. Il contesto è favorevole a una crescita del ruolo dell’associazione, impegnata nella diffusione della cultura del rischio nelle imprese: i rischi emergenti, così come l’impatto di esposizioni più tradizionali ma che hanno mostrato il loro peso soprattutto nell’ultimo anno, hanno aumentato la consapevolezza a tutti i livelli sulla necessità di conoscere e mitigare le minacce all’attività imprenditoriale. In evidenza il rischio cyber, per frequenza, potenzialità dell’impatto e continua evoluzione, ma anche il tema della business interruption in generale e delle supply chain, portati alla ribalta dalla pandemia, nonché gli esiti tutti da valutare delle politiche per la sostenibilità, sono le frontiere su cui Anra continuerà a lavorare con i gestori del rischio. 
L’associazione ereditata da Cosimi (che è attualmente corporate head of insurance and risk financing di Saipem Spa) ha oggi numeri importanti, coltivati negli ultimi anni anche grazie a una politica perseguita di allargamento della base dei soci: Anra conta quasi 800 membri tra soci e associati, di cui circa due terzi sono risk manager, inseriti nell’organico di aziende con funzioni di chief risk officer, enterprise risk manager e insurance manager, e per il terzo restante da professionisti della consulenza del rischio che affiancano le imprese dall’esterno. Particolare rilevanza ha assunto nel tempo la componente femminile, che va oltre la politica statutaria delle quote rosa: riflettendo una crescente presenza nella professione a tutti i livelli, anche il consiglio direttivo espresso dalle recenti elezioni vede una maggioranza dei consiglieri donna (7 su 13 componenti), così come le due vice presidenti nominate, Gabriella Fraire e Paola Radaelli.
C’è poi il tema del peso internazionale di Anra, che oggi si pone al quarto posto per numero di iscritti tra le associazioni europee che si riuniscono in Ferma e al primo posto per numero di risk manager che hanno ottenuto la certificazione Rimap, una posizione che aumenta la possibilità di contribuire alle attività di lobbying sul tema del rischio. 


PUNTARE SU FORMAZIONE E PARTNERSHIP

È quindi un contesto solido al quale il neo presidente vuole garantire continuità, come ha garantito nel corso dell’intervista condotta da Maria Rosa Alaggio su Insurance Connect TV. Nella visione di Carlo Cosimi, rimane centrale per la missione di Anra l’offerta di una formazione strutturata e certificata e il confronto di esperienze tra i membri, attività che “si esplicheranno attraverso tre precise linee guida: consolidare le basi associative, perché dopo questi anni di forte crescita è necessario rinnovare i processi interni e la governance dell’associazione; aumentare la qualità e la varietà dell’offerta formativa, proponendo corsi monotematici di approfondimento specialistico e sullo sviluppo delle soft skill dei risk manager; e infine rafforzare la rete delle partnership con altre associazioni come quelle professionali, le associazioni produttive che operano sui territori, i centri di ricerca che lavorano su tematiche affini alle nostre”, un confronto che serve a fare rete, a diffondere consapevolezza e strumenti sul tema della gestione del rischio. Non si sa se tra le partnership potrà rientrare Cineas, di cui Anra è stata socio fondatore ma da cui è uscita, come spiega Cosimi, per divergenze rispetto al “sistema datato di governance e di partecipazione dei soci”, una scelta “dolorosa ma necessaria per lanciare un messaggio, anche se rimane il grande rispetto per il Cineas, per la sua storia, per quello che rappresenta e come realtà importante nella formazione e divulgazione sui temi del rischio”.


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NELLE PMI CRESCE LA CONSAPEVOLEZZA SUL RISCHIO

Punto cruciale dell’attività di Anra è il suo essere partecipata da persone che lavorano in azienda e che per questo sono in prima linea nell’affrontare i rischi. Il dialogo associativo parte dall’esperienza quotidiana dei risk manager, dal misurarsi con il cambiamento mano a mano che questo si manifesta, come sta avvenendo in questo periodo storico: “Le aziende stanno vivendo un cambiamento epocale nei loro modelli di business e organizzativi che noi affrontiamo in maniera proattiva e poi, forti di questa esperienza diretta aziendale, portiamo all’esterno per la ridefinizione degli obiettivi e delle priorità nella diffusione della cultura di risk management”.
Un tema che da sempre ha caratterizzato il risk management in Italia è la netta cesura tra le grandi imprese e le Pmi, un’immagine che però sembra modificarsi di fronte alla consapevolezza della necessità di supportare le strategie aziendali con solide basi di controllo dei rischi. Oltre a una crescita dell’attenzione al tema, osserva Cosimi, “sta crescendo una generazione di imprenditori più giovani e più formati su questa materia che prende il posto dei genitori alla guida delle aziende. L’ultimo pregiudizio da abbattere è che dotarsi di metodologie e conoscenze di risk management sia troppo oneroso per le possibilità economiche delle Pmi: la soluzione sta nell’affidarsi in outsourcing a consulenti preparati che dimensionano l’intervento in base alle possibilità e alle reali esigenze delle aziende”.
C’è poi indubbiamente un contesto complessivo che sta aumentando l’interesse delle Pmi verso i temi portati avanti da Anra: se già negli ultimi anni avevano un ruolo importante la crescente pressione all’adeguamento normativo e la necessità di mostrare solide basi finanziarie, la pandemia ha portato l’attenzione su argomenti quali la sicurezza dei lavoratori, la supply chain, il rischio tecnologico che le piccole e medie imprese condividono con le grandi. “Per quanto riguarda la supply chain, l’ultimo anno ha reso evidente che alcune esposizioni di rischio considerate trascurabili in realtà hanno avuto impatti più severi di quelli attesi. Si è capito che forse conviene rinunciare a qualche economicità di costo per accorciare e diversificare la catena di fornitura e renderla più prossima alle necessità produttive. Per quanto riguarda il rischio cyber, invece, portando la maggioranza del personale in remote working le aziende si sono accorte della loro vulnerabilità e impreparazione, e hanno aumentato la sensibilità verso il rischio di business interruption. Dall’altra parte si sono accorte anche delle opportunità rappresentate dall’esplosione del commercio elettronico che ha sua volta ha posto problematiche di sicurezza cyber”, ha spiegato Cosimi.


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IL VUOTO DA COLMARE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

La pandemia ha portato con sé anche l’onere – opportunità del Recovery Plan, con investimenti previsti per la crescita del Paese che vanno a toccare ambiti su cui le imprese dovranno confrontarsi e i cui impatti sono tutti da valutare. È invece certo che sarà ampiamente coinvolta tutta la pubblica amministrazione, un settore che fino a ora è stato estraneo ad approcci di risk management, al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei. Su questo Cosimi è convinto che Anra potrà avere un ruolo e “colmare un grande vuoto di professionalità, in particolare per la galassia degli enti locali territoriali e delle relative società municipalizzate e consortili, in cui nella quasi totalità dei casi non esistono figure professionali specialistiche come la nostra”. Avviare un approccio orientato al risk management all’interno della pubblica amministrazione può voler dire rivoluzionare le modalità di gestione del territorio, le scelte urbanistiche, finanche il rapporto con l’utenza e l’utilizzo delle strutture pubbliche, un’opportunità da non sottovalutare. Altri ambiti su cui l’Anra del prossimo triennio porrà la sua attenzione, in particolare per accrescere la platea degli iscritti e con essa i temi utili al confronto sulla materia cuore dell’associazione, sono il settore sanitario, dove il risk management è un punto cardine della legge Gelli, e quello dei servizi finanziari, ambiti ai quali può rivolgersi l’offerta formativa e l’approfondimento scientifico.

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