SOLUZIONI SEMPLICI MA COMPLESSE

La tavola rotonda conclusiva del convegno dedicato al mondo delle parametriche ha tracciato un’ampia panoramica sugli ambiti di impiego di queste polizze in una discussione che ha messo a confronto mondo assicurativo, giuridico, tecnologico e imprenditoriale

SOLUZIONI SEMPLICI MA COMPLESSE

Un prodotto molto semplice da comprendere per chi lo acquista, molto meno da pensare, realizzare, gestire, regolamentare. Le polizze parametriche racchiudono in sé molteplici risvolti in termini assicurativi, tecnologici e giuridici. Ad analizzarli, nelle varie implicazioni, la tavola rotonda che ha concluso il convegno di Insurance Connect

SOLUZIONI PER TERREMOTI E ALLUVIONI

Il punto di partenza è stato il racconto di alcuni casi concreti che mostrano il modo con cui le soluzioni parametriche sono riuscite e coprire rischi difficilmente assicurabili altrimenti. Charlotte Belin, senior underwriter agriculture & parametrics di Liberty Mutual Reinsurance ha portato all’attenzione due esperienze provenienti da Oltreoceano, interessanti anche per il mercato italiano. Il primo esempio, in ambito property, arriva da Città del Messico, megalopoli che ha un problema legato alla particolarità del terreno su cui è edificata l’intera capitale messicana. Essendo difficile prevederne le reazioni in caso di sisma, i prodotti sul mercato non riescono a riflettere la variabilità del suolo locale. Liberty, ha raccontato Belin, “ha trovato una soluzione grazie a un device tecnologico che, applicato ai muri di un edificio, è in grado di rilevare il grado di vibrazione che può sostenere in caso di terremoto, restituendo così il trigger per l’attivazione della polizza”.
Il secondo esempio riguarda il rischio di business interruption connesso all’alluvione: “il nostro cliente – ha raccontato Belin – voleva essere coperto nel caso in cui le zone intorno al proprio sito produttivo fossero allagate causando un’interruzione dell’attività”. La soluzione trovata ha utilizzato una copertura satellitare per capire quanto l’area in cui ha sede l’attività commerciale sia coinvolta in un’alluvione, fissando una percentuale di territorio colpito per far scattare il trigger. Si tratta di un esempio molto interessante di uso della tecnologia per coprire la business interruption, “perché l’utilizzo dei satelliti rende semplice monitorare ampie porzioni di territorio”, ha evidenziato Belin. 

L’OFFERTA DELLE COMPAGNIE, LE RICHIESTE DELLE AZIENDE  

Un assicuratore che ha fatto delle polizze parametriche un pilastro del proprio piano industriale è Revo. Roberta Spadoni, head of parametric insurance solutions, ha spiegato che la compagnia vede in queste soluzioni assicurative “la semplicità di un prodotto che può andare a risolvere diverse esigenze di piccoli danni che a volte non vengono coperti dalle polizze tradizionali”. La compagnia, ha raccontato Spadoni, opera da un lato offrendo prodotti stand alone, dall’altro con soluzioni integrate nelle polizze tradizionali. 
Revo è partita offrendo soluzioni parametriche per il settore dell’agricoltura, “un ambito molto complesso con rischi molto concentrati e complicato anche dal punto di vista distributivo”, per poi successivamente aprirsi a nuovi settori, tra cui quello turistico. In questo segmento sono state lanciate proposte assicurative per i ritardi dei voli aerei o di copertura meteo per i tour operator, “prodotti non nuovi di per sé, ma attorno ai quali abbiamo trovato dei canali distributivi diversi”, ha commentato. La compagnia ha inoltre sviluppato una soluzione pensata per l’obbligo di assicurazione cat nat per le aziende, un prodotto accessorio alle polizze tradizionali: “siamo entrati in questo ambito – ha detto Spadoni – perché ci siamo resi conto che la polizza parametrica può essere molto utile per far ripartire il prima possibile l’attività di una Pmi”. Il filone sviluppato più di recente riguarda le utilities e l’energia, dove Revo ha stretto un accordo con un primario produttore di pannelli fotovoltaici per la copertura del mancato irraggiamento. “L’obiettivo – ha affermato Spadoni – è di individuare aree di bisogno su cui fare sviluppo”. 
E dal punto di vista della clientela, di bisogni ne emergono diversi, come ha osservato Marta Soldavini, attuario e membro del Collegio dei revisori di Anra. Portando la prospettiva delle imprese, Soldavini ha elogiato la struttura diversa del prodotto parametrico rispetto alla polizza tradizionale, perché riduce i livelli di incertezza e per il fatto che è più semplice e veloce la liquidazione del sinistro. “L’impresa – ha detto – ha bisogno di ripartire subito, non può aspettare anni per la gestione del sinistro”. Un altro tema rilevante che ha ricordato Soldavini è quello riguardante la richiesta documentale in fase assuntiva, che può essere molto più limitata.
 
NON SCONTATO AVERE DATI AFFIDABILI 

Ma dietro a questa semplicità per il cliente si muove una macchina operativa molto articolata che ruota attorno ai dati, come ha ricordato nel suo intervento Tommaso Carlo Felice Farè, insurance value proposition director di Ntt Data Italia. “La vera complessità – ha detto – è quella di far coesistere la necessità di affidabilità del dato con tutto l’ambito della compliance, e con l’esigenza di trasparenza che si attendono sia il consumatore sia il regolatore”. 
“Quando lavoriamo su prodotti di questo tipo – ha proseguito Farè – l’affidabilità del dato è un elemento fondamentale, ma è tutt’altro che scontata”. Siamo in un ambito su cui a livello regolamentare, secondo il manager, “c’è ancora molta strada da fare, soprattutto per quanto riguarda gli oracoli”, mentre sul fronte europeo “l’AI Act sta chiedendo agli operatori di fare degli sforzi dal punto di vista algoritmico per impedire la manipolazione del dato”. Per il manager di Ntt Data Italia, dal punto di vista delle infrastrutture per gestire i sistemi core, l’industry assicurativa presenta una situazione molto eterogenea. “Il nostro – ha sottolineato Farè – è un settore che può sostenere l’accelerazione del settore assicurativo, e in questo momento lo sviluppo tecnologico è molto più avanzato rispetto a quello che le compagnie riescono ad assorbire naturalmente”. 

CONTRO OGNI LOGICA TEORICA ASSICURATIVA 

Che nel settore ci sia bisogno di una scossa è il senso anche della riflessione di Fabian Capitanio, strategic advisor Agribusiness di Aon, nonché professore di Economia e politica agraria all’Università Federico II di Napoli. Pioniere in tema di parametriche (già 20 anni fa partecipava come advisor a programmi assicurativi della Banca Mondiale in Africa e in Asia) Capitanio ha spiegato perché la gestione dei rischi agricoli rappresenta un’attività estremamente complessa. “L’agricoltura – ha detto – è un mondo a parte, e uno dei tanti disastri con cui dobbiamo confrontarci è quello di aver creato prodotti assicurativi che vanno contro ogni logica teorica dell’assicurazione”. L’assicurazione, infatti, non potrebbe prevedere la copertura di eventi come la gelata e la siccità perché per definizione sono eventi sistemici che colpiscono l’intero portafoglio assicurativo, facendo saltare il principio della diversificazione del rischio. “Il fatto di aver ingegnerizzato a livello italiano queste polizze contro tutti i rischi ha fatto saltare il banco. Ecco perché – ha evidenziato – le polizze parametriche sono uno snodo ineludibile” se si vuole davvero mettere in atto una reale gestione assicurativa dei rischi. Anche perché attualmente “il mercato delle assicurazioni agricole in Italia è concentrato per più dell’80% in sette Province, nel nord est, e questa – ha sottolineato – è un’altra follia”. È un mercato a cui tutti dovrebbero parlare in termini di cultura e informazione. E questo, ha aggiunto Capitanio, “è uno dei compiti più ardui perché in agricoltura ci si addentra in ambiti che escono fuori dai calcoli attuariali. Con il cambiamento climatico cambia completamente la distribuzione delle probabilità e i profili di rischio sono molto più imprevedibili: quindi – ha concluso – il problema va approcciato in modo diverso”. 



IL PATTO DI PROVA PRESERVA IL PRINCIPIO INDENNITARIO
L’avvocato Maurizio Hazan, partner dello studio legale Thmr, ha tenuto un’interessante analisi sulle implicazioni giuridiche dell’impiego delle soluzioni parametriche, che sembrano apparentemente mettere in discussione il principio indennitario. Hazan ha mostrato il proprio disappunto verso un approccio “vecchio e conservatore, e non in linea con la funzione sociale moderna dell’assicurazione danni che deve coprire e sostenere il più possibile il danneggiato”. 
Secondo l’avvocato sono in particolare tre gli aspetti da tenere in considerazione. Il primo riguarda “una tendenza trasversale alla semplificazione della comunicazione, dei contratti, dei contenziosi”, in cui la logica parametrica “è volta anche a prevenire simili contrasti e discussioni”. Hazan ha poi evidenziato, ed è il secondo aspetto rilevato, come non sia una novità il fatto che si possa determinare in termini convenzionali il valore di un danno al ricorrere di determinate valutazioni preventive: già nel Codice civile, infatti, è presente il concetto di “polizza stimata”, (art. 1908) che prevede che le parti stabiliscano preventivamente quali sono le regole del gioco; questa cosa, ha osservato, “è chiaramente una deroga rispetto al principio indennitario inteso in modo fideistico”. E poi c’è la funzione sociale dell’assicurazione, che come già ribadito deve essere il più possibile di sostegno. “I fautori del principio indennitario in senso rigoroso – ha argomentato – opporrebbero che il principio indennitario è una norma di carattere pubblico assolutamente inderogabile, quindi non si può correre il rischio, nel caso delle parametriche, di pagare un danno che non c’è o di non pagare un danno che c’è. Questa fideistica e assoluta presa di posizione – ha aggiunto – merita di essere messa in discussione”. Nessuno può cambiare le regole del gioco se sono statuite in modo incrollabile, e andando a vedere il Codice civile, gli articoli che esprimono il principio indennitario, il 1905 e il 1910, presentano entrambi norme derogabili (poiché non previsti come inderogabili dall’articolo 1932), pertanto “se le parti decidono diversamente, lo possono fare senza soverchi problemi”. 
L’introduzione di un patto di prova, sostenuto da un processo scientifico il più possibile affidabile e rimesso a un oracolo terzo, “è un’area che in fin dei conti rispetta il principio indennitario: non stiamo dicendo che vogliamo pagare qualcosa che non è, ma di voler pagare qualcosa che presumiamo che sia. In questo – ha concluso Hazan – non c’è niente di sconveniente, quindi ritengo che non si ponga il problema di violare il principio indennitario, ma di rispettarlo attraverso la logica del patto di prova”. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati

I più visti