DONNE, PARLIAMO DI SOLDI

Una piccola inchiesta sotto forma di web serie, realizzata con la collaborazione tra UnipolSai e Le Contemporanee, start up sociale e digitale al femminile, coinvolge la vita di donne assolutamente normali e parla senza imbarazzi di denaro, di termini finanziari, di progetti futuri

DONNE, PARLIAMO DI SOLDI
La pandemia globale e l’epidemia da coronavirus in Italia sta toccando la carne viva del nostro Paese, facendo emergere alcuni elementi strutturali allo scoperto. Dall’assenza di un sistema di welfare davvero in grado di sostenere tutti, anche il lavoro autonomo, al rammarico per aver tagliato risorse e personale a una fetta importante della sanità italiana che oggi è costretta a correre come può ai ripari per fronteggiare una emergenza senza precedenti. 
Come non citare poi le rivolte nelle carceri sovraffollate, o i problemi ormai quotidiani che riguardano la cura delle persone non autosufficienti e la gestione delle giovanissime generazioni che non possono andare a scuola?
Con buona probabilità l’evento inaspettato, il  cigno nero che ci ha travolto in questo avvio 2020, lascerà una situazione economico-finanziaria disastrata, con morti e feriti anche in ambito socio-economico. Saranno soprattutto i già esclusi dal mercato del lavoro e dalle dinamiche produttive a pagare un prezzo altissimo. A partire dalle donne, le incolpevoli escluse dal mercato del lavoro per antonomasia.
Tuttavia il Paese avrà ancora più bisogno delle donne per uscire dalla imminente recessione e dovremo capire fin da subito come mettere in campo le nostre migliori risorse umane per cercare di invertire una rotta ancora più dura e impervia del previsto. Questo dipenderà dai decisori pubblici, ma anche dai comportamenti e dai ragionamenti che ogni donna riuscirà a sviluppare in proprio.

SVILUPPARE ANCHE LA CAPACITÀ DI ESSERE PREVIDENTI

E mentre proviamo a riflettere sulle bollette che forse non pagheremo questo mese e sulle tasse che in parte verranno condonate o posticipate, sulle entrate che si faranno più ristrette o non vi saranno affatto, sulla retta dell’asilo che chissà se ce la restituiranno, su una vita più morigerata che ci farà rivedere il flusso entrate-uscite, noi donne potremmo perfino regalarci un pensiero in più che riguardi la cura dei nostri risparmi. Degli stessi risparmi che si assottiglieranno non poco per far fronte a una emergenza nazionale e familiare.
Risparmi e soldi di cui ci siamo però occupate fino a oggi troppo poco e male. Esiste un lavoro che abbiamo portato avanti con una start up sociale e digitale al femminile Le Contemporanee insieme a UnipolSai: una piccola inchiesta sotto forma di web serie già on line, che ficca il naso nella vita di donne assolutamente normali e che parla senza imbarazzi di soldi, di termini finanziari, di progetti futuri. Abbiamo cercato di porre un tema importante e dimenticato: la capacità di noi donne di gestire i soldi, ma anche di saperli investire. Di essere previdenti. E, curiosamente, anche se completamente fuori fuoco visto il periodo, questo tema diviene oggi ancora più importante in tempi difficili. Perché alcuni cigni neri non si possono evitare, ma alcuni effetti collaterali a livello materiale, in parte, sì. Si possono limitare i danni se si conoscono e si hanno frecce al nostro arco, anche in ambito finanziario.


Valeria Manieri, co founder di Le Contemporanee

ALLOCAZIONE DEL RISPARMIO E GENDER PAY GAP

Secondo molte statistiche le donne un po’ ovunque in campo finanziario sono molto indietro. Specialmente in Italia. Solo il 29% delle famiglie italiane dispone di un fondo di risparmio o di un piano di investimento, o di qualsiasi assicurazione che tuteli davanti a eventi imprevisti di varia natura. Inoltre non è quasi mai la donna a decidere come allocare i risparmi personali o familiari. 
La difficoltà delle donne a fidarsi di più degli strumenti finanziari dipende in larga misura dalla condizione dell’universo femminile nel nostro Paese: le donne sono  più soggette al rischio povertà poichè il più escluse dal mercato del lavoro.  Le donne, specialmente nel settore delle libere professioni (quello che oggi sarà più colpito da questo inaspettato cigno nero) guadagnano in media 15mila euro annui in meno rispetto ai colleghi uomini. Persiste il gender pay gap anche nelle altre professioni, ed è ancora molto alto il divario pensionistico: gli assegni previdenziali femminili sono inferiori del 36,6% rispetto  a quelli degli uomini. I dati UnipolSai dimostrano che nel settore assicurativo le donne sono più attive nella propria gestione economico-finanziaria fino ai 35 anni e dopo i 75 anni, due età che spesso coincidono con l’inizio e la fine della vita di coppia. Nella pratica c’è una larga fetta di popolazione al femminile che per 40 anni delega ad altri in famiglia la gestione del proprio denaro, e quindi anche la gestione dei vari conti imprevisti che la vita ogni tanto inaspettatamente presenta.
 
L’EDUCAZIONE PER PRENDERSI CURA DEL PROPRIO FUTURO

Un primo passo per l’emancipazione femminile sta proprio nel riprendere in mano con intelligenza la gestione pianificata dei propri soldi, anche i pochi che si hanno da parte. Una consapevolezza che può nascere solo grazie a una maggiore istruzione e informazione economico-finanziaria che parta da giovanissime.
Questo ci consentirà di essere delle lavoratrici più informate, delle madri più pronte a fronteggiare emergenze, delle imprenditrici più capaci a gestire opportunità e rischi. Prendersi cura di noi, del nostro futuro, significa prepararci ad affrontare anche l’imprevedibile, aiutando il nostro Paese a farcela insieme a noi.


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