DIVENTARE ATTORI DELLO SVILUPPO ATTRAVERSO I CRITERI ESG

Molti investitori chiedono l’applicazione di rigorosi criteri di sostenibilità nell’attività di investimento. Non appare esagerato quindi sostenere che, se questo processo non rimane una mera facciata, i capitali degli istituti e dei fondi potrebbero migliorare il nostro mondo

DIVENTARE ATTORI DELLO SVILUPPO ATTRAVERSO I CRITERI ESG
Gli strumenti di finanza sostenibile possono avere un’enorme forza di indirizzo: compagnie assicurative, banche, fondi di private capital che indirizzano ed erogano maggiori risorse alle imprese virtuose sotto il profilo della sostenibilità possono migliorare rapidamente lo scenario della transizione energetica e della generazione di impatti ambientali positivi.  
Senza considerare, poi, che la trasformazione Esg deve avere al centro anche i temi sociali e di governance, oltre che ambientali. Gli attori della finanza tradizionale facendo il loro lavoro, ma utilizzando i nuovi parametri di valutazione Esg, diventano anche attori di sviluppo. Infatti erogare capitali ad aziende che curano risultati non solo economici ma anche ambientali e sociali tangibili, fa si che la finanza assume una funzione trasformativa in meglio rispetto all’esistente.
Molti investitori oggi, sia retailer che istituzionali, chiedono e tifano per l’applicazione di rigorosi criteri Esg nell’attività di investimento. Non appare esagerato quindi sostenere che, se questo processo viene davvero valorizzato e non rimane una mera facciata, i capitali a disposizione degli istituti e/o dei fondi di investimento potrebbero migliorare il nostro mondo. 

IL REGOLAMENTO EUROPEO SFDR

Anche gli intermediari in sede di distribuzione hanno un ruolo cruciale, proprio perché sono i flussi di capitali privati indirizzati verso prodotti Esg che possono plasmare l’economia reale secondo i princìpi di sostenibilità. La delicatezza del tema impone un’adeguata formazione del personale degli intermediari e una radicale trasformazione dei modelli di commercializzazione. Basti pensare che ormai già dall’entrata in vigore del regolamento europeo sulla trasparenza delle informazioni di sostenibilità (n.2019/2088, Sfdr), in vigore dal 10 marzo 2021, l’impatto è stato notevole. L’obiettivo del regolamento è stato quello di uniformare i requisiti di rendicontazione sulla sostenibilità negli investimenti, sia a livello aziendale che di prodotto. Il regolamento Sfdr è intervenuto anche sulla comunicazione agli investitori: dunque sui documenti di offerta, sulle comunicazioni commerciali, sulle relazioni periodiche e sui siti web di tutti i soggetti obbligati all’informativa di sostenibilità. Col risultato che le attività dei gestori saranno sempre più confrontabili rispetto alla modalità con cui incorporano la sostenibilità nelle politiche di investimento. Serve trasparenza, quindi, anche su questo specifico tema.

COSA È DEFINIBILE COME “SOSTENIBILE”

La quantità di prodotti che si qualificano Esg diventa ogni giorno più elevata. Mancano tuttavia regole certe e standard condivisi a livello internazionale per la valutazione della sostenibilità. Di conseguenza, in attesa di una regolamentazione che stabilisca criteri uniformi sui dati e sulle metodologie utilizzati per la costruzione dei rating Esg, per definire “sostenibile” un’attività economica si usano oggi concetti e misure differenti. Questa confusione aiuta purtroppo le aziende che applicano la tattica del greenwashing, ossia la tattica di fingersi all’esterno come aziende verdi e rispettose dei parametri Esg, mentre all’interno effettivamente non lo sono. Con il greenwashing le imprese cercano, in modo ingannevole, di aumentare le proprie vendite sfruttando la crescente sensibilità dei consumatori sulla sostenibilità ambientale. 

RAFFORZARE LA FIDUCIA DEGLI INVESTITORI

Per ridurre questo fenomeno, l’Ue sta lavorando per introdurre regole specifiche per la finanza sostenibile. L’obiettivo è quello di rafforzare la fiducia degli investitori, anche attraverso un superamento dei limiti attuali dei punteggi utilizzati per l’analisi di sostenibilità (i rating Esg), in particolare per quanto riguarda la completezza e qualità delle informazioni e l’eterogeneità delle metodologie utilizzate per la loro elaborazione. Con questo obiettivo, la regolamentazione europea sulla finanza sostenibile si sta sviluppando lungo tre direttrici:
  1. innanzitutto, è stato creato un sistema di classificazione comune per le attività economiche sostenibili, la tassonomia dell’Ue, per stabilire un linguaggio comune e una definizione chiara di quali attività vengono considerate sostenibili;
  2.  una seconda serie di interventi mira a rafforzare l’affidabilità e la comparabilità delle informazioni. Ad esempio il 16 dicembre scorso è stata adottata e pubblicata la direttiva europea n.2464/2022 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, dove, fra l’altro, è stato previsto che le grandi imprese e le Pmi quotate in Borsa saranno obbligate a includere nella relazione sulla gestione, informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’azienda sui fattori di sostenibilità;
  3.  infine, l’obiettivo di fornire agli investitori informazioni complete sulle opportunità e i rischi di investimento è perseguito anche attraverso le regole per specifici prodotti finanziari sostenibili: ad esempio uno standard comune europeo per gli emittenti di obbligazioni verdi che desiderano utilizzare la denominazione di European green bonds.

GLI OBBLIGHI IN CAPO AGLI INTERMEDIARI

Per i risparmiatori che vogliono partecipare al processo virtuoso della finanza Esg è importante ricordare che l’Esma ha pubblicato le linee guida del 23 settembre 2022, con le quali viene chiarito come gli intermediari devono dar forma agli adempimenti Esg in sede di questionario Mifid. In primo luogo, si precisa che gli obblighi si applicano agli intermediari che prestano consulenza in materia d’investimento o gestione del portafoglio. Sul piano informativo, gli intermediari dovranno spiegare, in modo chiaro il concetto di sostenibilità e chiarire la differenza tra prodotti con e senza tale attributo. L’intermediario dovrà dunque essere in grado di spiegare al consumatore la differenza tra fondi neutrali che non prevedono alcun tipo di controllo vincolante della sostenibilità nel loro processo di investimento (per esempio quelli che investono nel carbone), fondi che investono in società che promuovono caratteristiche ambientali o sociali e seguano buone pratiche di governance (fondi ecosostenibili), e fondi che hanno come obiettivo investimenti integralmente sostenibili (fondi sostenibili). Per l’Esma le risposte devono essere molto dettagliate: acquisita la preferenza sulla sostenibilità degli investimenti, l’intermediario, in caso affermativo, dovrà dare anche la possibilità di indicare quale percentuale del portafoglio, in caso di gestione, il cliente intenda riservare a investimenti sostenibili.

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