ANALIZZARE I DATI PER UN MODELLO SOCIALE SOSTENIBILE
Misurare la parità di genere, così come le altre disuguaglianze sociali e le criticità demografiche, è il primo passo per intraprendere su solide basi un confronto costruttivo su come affrontare i problemi che attendono la società italiana del futuro

09/06/2025
Il Consiglio nazionale degli attuari, in linea con la propria missione di analisi e interpretazione dei dati anche a fini sociali, si è offerto di collaborare all’analisi numerica di alcuni fenomeni per supportare le istituzioni nella costruzione di una società più equa e sostenibile che offra pari opportunità a chi desidera farne parte. È su queste basi che è nata la collaborazione con Noi rete donne, da anni in prima linea nella promozione della parità di genere e nello stimolo di una sempre maggiore rappresentanza femminile nei luoghi decisionali.
Il progetto congiunto, portato avanti da un gruppo di lavoro composto da esperte in diversi settori (statistiche, attuarie, economiste, giuriste), si è concretizzato in una serie di incontri pubblici, dal titolo emblematico Le scomode cifre dell’Italia delle donne, finalizzati a raccontare quelle evidenze statistiche che spesso rimangono confinate nei documenti tecnici, attraverso un’analisi di genere metodologicamente rigorosa, volta a evitare distorsioni interpretative. I dati testimoniano ancora situazioni di disuguaglianze salariali, il divario nelle carriere con particolare riferimento alle posizioni apicali, le disparità nelle pensioni, sia di base che complementari, la differenza sui salari delle immigrate. Sono stati analizzati fenomeni differenti, anche nell’ambito degli infortuni sul lavoro o con riferimento all’accesso alle prestazioni sanitarie, e sono ancora in programma ulteriori approfondimenti (emigrazione, sanità predittiva, sanità integrativa, etc.).
IL CAMBIAMENTO ARRIVA DA UNA CONOSCENZA PROFONDA
I numeri emersi rappresentano segnali concreti di criticità sistemiche che richiedono riflessioni e interventi mirati. La scelta di divulgarli e discuterli in contesti aperti e multidisciplinari nasce dalla convinzione che i dati possano diventare strumenti di consapevolezza e leve per l’azione.
Il contributo degli attuari, esperti nella valutazione dei rischi e nell’analisi dei trend demografici, economici e sociali, è mirato a promuovere una cultura del dato come fondamento per scelte pubbliche informate, responsabili e orientate al lungo periodo. Una società che ignora le proprie diseguaglianze è una società vulnerabile. Al contrario prenderne atto, condividerle e affrontarle significa rafforzarne la resilienza e la coesione. Per Noi rete donne l’analisi dei dati è fondamentale per decidere e progredire nella democrazia paritaria.
La collaborazione fra le due realtà è dunque espressione di un impegno condiviso: unire competenze e sensibilità diverse per accendere un dibattito pubblico fondato sull’evidenza dei dati, superando stereotipi e retoriche. Questo affinché l’equità di genere non sia solo un tema di dibattito, una concessione, ma una condizione necessaria per il progresso collettivo.
In questa ottica, non si può trascurare l’impatto della transizione demografica in atto nel nostro paese. Il progressivo invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite e la crescente pressione sui sistemi di welfare pongono nuove sfide che richiedono risposte fondate su dati solidi e visioni lungimiranti. Le conseguenze economiche e sociali sono rilevanti: riduzione della forza lavoro, maggiore incidenza della spesa pubblica per sanità e previdenza, contrazione dei consumi, rischio di squilibri generazionali.
Per analizzare e approfondire queste tematiche, il 10 aprile scorso il Consiglio nazionale degli attuari e Noi rete donne hanno organizzato un momento di confronto con la partecipazione della presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica, Elena Bonetti, che ha ribadito l’attenzione e l’importanza per le istituzioni di queste tematiche.
Il confronto, arricchito da interventi di esperti di alto profilo – tra cui Paolo Garonna, Carla Collicelli, Micaela Gelera e Alessandro Rosina – ha permesso di esplorare le implicazioni di lungo periodo legate al mutamento della struttura demografica italiana. É emersa con forza l’esigenza di una visione integrata che connetta le dinamiche della popolazione con le sfide del welfare, del mercato del lavoro, della previdenza e dell’equità di genere.
Il quadro demografico italiano restituisce un’immagine nitida di un paese che invecchia rapidamente, con un tasso di natalità tra i più bassi in Europa e un saldo naturale negativo ormai strutturale. Le conseguenze economiche e sociali sono rilevanti: riduzione della forza lavoro, maggiore incidenza della spesa pubblica per sanità e previdenza, contrazione dei consumi, rischio di squilibri generazionali.
Per gli attuari è imprescindibile progettare un sistema di welfare integrato, articolato su più pilastri, ciascuno supportato da distinti meccanismi di finanziamento, adeguati alle specifiche caratteristiche e finalità dei vari ambiti del welfare, quali la previdenza, l’assistenza e la sanità. In particolare, è necessario prevedere una differenziazione del finanziamento della spesa: in parte a ripartizione, con contributi dell’anno che coprono le spese dell’anno, in parte a capitalizzazione, con la formazione di riserve che serviranno a finanziare una parte delle prestazioni delle generazioni più numerose, legate all’invecchiamento delle stesse. Un approccio multilivello volto a garantire una maggiore sostenibilità nel lungo periodo, una più equa distribuzione delle risorse e una risposta più efficace ai bisogni diversificati della popolazione. Approccio però che necessita di un quadro normativo che consenta di coordinare spesa pubblica e spesa privata, ottimizzando l’utilizzo delle risorse.
DALL’EQUITÀ SOCIALE ALLA SOSTENIBILITÀ
In tale scenario, la partecipazione femminile al mercato del lavoro e ai processi decisionali non è solo una questione di equità, ma una condizione imprescindibile per la sostenibilità del sistema paese. Intervenire su questi nodi richiede una visione integrata e misure strutturali: promuovere politiche attive per l’occupazione femminile, sostenere la conciliazione tra tempi di vita privata e di lavoro, incentivare la genitorialità condivisa, contrastare le discriminazioni nei percorsi professionali e pensionistici. È necessario riconoscere la piena valorizzazione delle donne come risorsa strategica per affrontare le sfide poste dalla transizione demografica. Anche i fenomeni migratori, necessari per l’equilibrio demografico del sistema, devono tenere conto delle discriminazioni in essere, costruendo meccanismi di controllo e mitigazione. Da ultimo, è necessario valorizzare l’esperienza dei lavoratori anziani puntando su attività di affiancamento e formazione, anche con contratti part-time, per non disperdere le competenze pratiche e professionali acquisite e rafforzare la coesione tra generazioni.
Gli attuari, insieme a Noi rete donne, ribadiscono il proprio impegno nel contribuire, attraverso l’analisi dei dati e il supporto alla proposta di modelli sostenibili, alla costruzione di una società più equa e resiliente. Contrastare le disuguaglianze di genere, promuovere una partecipazione piena delle donne, valorizzare l’esperienza dei lavoratori anziani e facilitare l’inclusione delle nuove generazioni e degli immigrati sono tasselli fondamentali di una strategia attuariale orientata al bene comune e al rafforzamento della coesione sociale.
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