L’INCENDIO IN FABBRICATI STORICO-MONUMENTALI

Seconda parte - Attraverso interventi tecnicamente e culturalmente validi, un grave evento può rivelarsi un’opportunità per restituire pregio e splendore a un fabbricato, recuperando e valorizzando così il patrimonio colpito. Ma è anche possibile riportare alla luce elementi originali di cui non si avrebbe altrimenti più avuto traccia

L’INCENDIO IN FABBRICATI STORICO-MONUMENTALI
La percezione del danno e il grado di distruzione.
Dopo l’articolo di approfondimento pubblicato su Insurance Review di giugno, proseguiamo l’analisi con alcune riflessioni sul pathos che un grave incendio che colpisce una struttura monumentale e universamente nota quale Notre Dame genera nella popolazione: vi è la preoccupazione che possa trattarsi di un danno irrimediabile, e che il valore storico del bene originario sia irrimediabilmente perso.
In realtà, nei monumenti realizzati secoli fa rimane oggi ben poco dell’impianto costruttivo storico. Peraltro, quanto di originale certamente ancora in essere (tipicamente, le fondazioni e le murature in pietrame) difficilmente viene aggredito in modo distruttivo e irreversibile da un incendio, per grave che sia. L’incendio infatti, circoscritto ed estinto nei limiti del possibile, coinvolge nella maggior parte dei casi le parti a elevata combustibilità, ovvero le strutture lignee portanti dei tetti e dividenti i piani. E ben difficilmente tali strutture sono quelle originarie: il più delle volte, sono state oggetto di rimaneggiamenti importanti (se non di rifacimenti ex novo) nel corso del tempo. Gli unici fabbricati che conservano il loro impianto originario sono quelli che nei secoli (se non addirittura nei millenni) non possono mai essere stati toccati dall’uomo: ci riferiamo ad aree archeologiche, fabbricati in muratura antichissimi quali le Domus De Janas in Sardegna, e simili. 

SCELTE E TECNICHE DI RIPRISTINO

Per quanto concerne la scelta delle tecniche e soluzioni di ripristino più idonee, esistono oggi tecnologie di particolare efficacia, che consentono di migliorare la durabilità e le caratteristiche prestazionali del fabbricato, pur nel pieno rispetto di conformità e armonia con la struttura antica originaria. Ricordo un antico palazzo di impianto trecentesco, colpito da un gravissimo incendio diversi anni fa, con bifore e trifore con colonne in pietra naturale locale. Tali colonne, erose dalle fiamme, furono ricostruite, in piena intesa con la Sovrintendenza, con utilizzo di resine e materiali ad alta tecnologia. L’intervento portò a un risultato di sorprendente pregio e validità: colonne visivamente identiche a quelle preesistenti storiche devastate dall’incendio, ma con resistenza strutturale e portanza moltiplicate; il tutto, a costi relativamente contenuti.

QUANDO L’INCENDIO DIVIENE OPPORTUNITÀ

Una considerazione importante riguarda poi il fatto che, in alcuni casi, incendi devastanti in fabbricati storici, oltre a non compromettere l’anima originaria dell’edificio, divengono, a volte, l’occasione per riportare alla luce l’impianto storico e parti originali di cui si era persa traccia e memoria. Un devastante incendio che colpì alcuni anni orsono un palazzo cinquecentesco a Bologna, destinato a residenze private e uffici,  evidenziò che le partiture interne dividenti i piani erano in origine inesistenti, e portò alla luce affreschi sulle pareti del piano nobile che erano stati mascherati dalla realizzazione di tavolati divisori interni. L’incendio, inoltre, rivelò addirittura l’esistenza di una piccola cappella, peraltro perfettamente conservata, che era stata nascosta dalle realizzazioni interne via via attuate nei secoli. Di tale manufatto si era totalmente persa memoria; uno storico dell’arte, rinvenuti testi in cui se ne menzionava l’esistenza, aveva ritenuto che la stessa fosse verosimilmente stata demolita o andata dispersa.
Peraltro, spesso, i rimaneggiamenti operati nel tempo sull’impianto storico di un fabbricato divengono involontariamente una protezione dello stesso nel momento in cui si verifica un incendio, anche grave: le fiamme e il calore spesso non riescono a raggiungere e coinvolgere in maniera diretta le parti originarie, nel momento in cui le stesse sono state, ad esempio, rivestite più e più volte negli anni da strati di malte, intonaci, calce viva. Riferendoci nuovamente al palazzo trecentesco già menzionato, fu possibile constatare come le originarie strutture in pietra erano coperte da oltre 12 cm di malte (peraltro, l’analisi tecnica dei numerosi strati di rivestimento delle murature fornì importanti e circostanziati riferimenti alle diverse epoche storiche). È fondamentale che l’attività di accertamento ed esame diretto delle parti colpite da incendio sia condotta con la necessaria competenza e l’impiego delle tecniche più idonee. Così operando, si analizzano le strutture e i rivestimenti coinvolti, si eseguono ricerche mirate ed ecco, anche in questo caso, al di sotto di opere a fresco ottocentesche (di scarso pregio artistico), andate irrimediabilmente distrutte, ne vennero alla luce altre, di epoca precedente e aventi un importantissimo valore e interesse storico-culturale, preservato dagli strati di calce e intonaco soprastanti.
Può sembrare un paradosso, ma quanto sopra dimostra come, da questo punto di vista, anche un incendio devastante può divenire in qualche modo un’opportunità, l’occasione in cui poter scoprire e prendere contezza di situazioni pregresse, magari ipotizzate ma sino a quel momento mai accertate. Non solo, ma attraverso un progetto tecnicamente e culturalmente valido, basato su precisi studi e rilievi, si delinea la possibilità, a seguito del grave evento, di restituire importanza a un fabbricato e riportarlo al suo originario splendore. E poco importa se, in fase di ricostruzione, andremo a installare strutture lignee attuali, in sostituzione di quelle pre-sinistro, magari strutture in legno ottocentesche certamente non originarie, ma che avevano a loro volta sostituito, nel corso di precedenti interventi di ristrutturazione, quelle risalenti all’edificazione: le nuove strutture, dalle caratteristiche tecnologiche e prestazionali notevolmente superiori (anche dal punto di vista antisismico e di resistenza al fuoco) garantiranno un vantaggio per il fabbricato, rendendolo più solido e durevole nel tempo di quanto non fosse prima, preservandone intatto il valore storico-culturale. Portiamo l’esempio di un importante edificio storico dove, a seguito di un grave incendio, le strutture lignee rimaneggiate più volte nei secoli furono sostituite, in accordo e con autorizzazione della Sovrintendenza, da nuove strutture, aventi disegno come l’originale (peraltro particolarmente complesso: fu ricostruito con appositi studi) ma realizzate in legno lamellare. Allo stesso modo, strutture portanti ad alta combustibilità potranno essere ricostruite con materiale rispettoso dell’impianto storico, ma meno combustibile.


IN SINTESI E IN CONCLUSIONE

Un incendio devastante che colpisce un edificio storico-monumentale è un evento grave che deve sempre essere scongiurato, minimizzandone per quanto possibile il rischio di accadimento, con ogni possibile cautela e misura preventiva. È fondamentale che gli operatori del settore, e in particolare chi interviene per la gestione di ogni attività di accertamento e ripristino successiva all’evento, dispongano delle competenze, esperienze e specializzazioni idonee al loro ruolo. Al contempo, gli esempi e le riflessioni che abbiamo proposto ci dimostrano che, a volte, eventi così drammatici, che scuotono emotivamente la collettività provocando in noi tutti un senso di perdita irrimediabile, possono invece, quasi per paradosso, divenire un momento di verità, e l’occasione per rivalorizzare il patrimonio storico riscoprendone e rispettandone l’impianto iniziale.




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