IL TEMA GENERAZIONALE NELLA PROFESSIONE DEL LOSS ADJUSTER
La ricerca e il coinvolgimento di nuovi talenti tocca anche il settore peritale, che rappresenta un’opportunità interessante di affermazione professionale. È una possibilità poco conosciuta tra gli studenti e servono iniziative per avvicinare i giovani a questa affascinante, seppur complessa, attività

06/05/2025
Nel 2025 Aipai è entrata nel suo 58° anno di vita, e già ci prepariamo a festeggiare il 60° dalla fondazione. L’associazione è solida, maturata negli anni, e oggi considerata autorevole e rispettata da tutti i player del mercato assicurativo: indubbiamente un riferimento.
A livello numerico, però, i suoi soci crescono in modo insufficiente rispetto alle future necessità: peraltro, la percentuale di soci giovani è modesta. Prevalgono associati dall’età media relativamente elevata; fra questi, alcuni fortunati hanno superato gli 80 anni e sono tutt’ora operativi, in piena efficienza, e rappresentano un sicuro riferimento per il settore.
È evidente che vi è un problema di ricambio generazionale e la questione si pone con urgenza, facendo sorgere in tutti noi un interrogativo: perché i giovani non sono attratti dalla nostra importante professione? Il lavoro del loss adjuster è certamente stimolante: offre la possibilità di imparare nuove nozioni ogni giorno, richiede competenze tecniche, assicurative, gestionali e soprattutto relazionali con i vari soggetti con i quali quotidianamente ci interfacciamo.
Il sistema offre ampie possibilità di apprendimento e formazione continua, in primis attraverso l’attività svolta all’interno delle strutture peritali dei nostri associati, nonché grazie al Centro Studi Aipai e alla sinergia consolidata negli anni tra la nostra associazione e il consorzio in ingegneria delle assicurazioni Cineas.
IMPEGNI CRESCENTI, E STIMOLANTI, PER LA CATEGORIA
La possibilità di trovare un posto di lavoro nel nostro settore è alta, stante la costante richiesta del mercato, sia nell’ambito di perizie sui sinistri di frequenza, che richiedono a ogni modo grandi capacità tecniche e organizzative e sono tutt’altro che banali nella loro gestione, sia nell’ambito di perizie più complesse, anche in settori che necessitano di competenze specifiche, quali ad esempio cybersecurity, energie rinnovabili, mondo ospedaliero.
Con il decreto attuativo del 30 gennaio 2025 inerente le modalità operative degli schemi di assicurazione dei rischi catastrofali, e la conseguente obbligatorietà da parte delle imprese alla stipula di una polizza a copertura delle catastrofi naturali, nel futuro prossimo vi sarà certamente un incremento in termini numerici dei sinistri da gestire. Si pensi che il 95% delle microimprese e oltre il 70% delle piccole e medie imprese non sono a oggi ancora assicurate per il rischio catastrofi naturali e dovranno esserlo a breve.

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NUOVE OCCASIONI PER FAR CONOSCERE LA PROFESSIONE
Nonostante tali prospettive di incremento del lavoro affidato ai periti, si fa sempre più fatica a trovare giovani disposti a investire e cimentarsi in questa professione. Perché?
Da un lato perché gran parte dei giovani, soprattutto neodiplomati, non sa neppure che tra il ventaglio dei lavori che il mercato offre vi è quello del perito assicurativo. Dall’altro perché taluni guardano alla nostra professione con diffidenza, talvolta banalizzandola, non immaginando quanta preparazione tecnica e giuridica possa richiedere, e quanta soddisfazione possa portare a chi la svolge.
A partire dall’analisi sopra esposta voglio provare a formulare alcune proposte che possano, almeno in parte, rappresentare uno strumento utile per cercare di risolvere il problema generazionale nella nostra professione.
Una prima proposta riguarda la partecipazione di Aipai agli open day di indirizzo al mondo del lavoro presso le facoltà scientifiche e ingegneristiche degli atenei universitari. Penso poi che possa essere utile organizzare, magari a latere dei convegni nazionali e interregionali, un momento di incontro con giovani diplomandi e laureandi che stimoli in loro curiosità e interesse verso la nostra professione. È inoltre fondamentale un investimento del nostro (seppur poco) tempo nel formare con pazienza i giovani che, con interesse, hanno deciso di approcciarsi al nostro mondo professionale. Umiltà e pazienza sono doti che il bravo perito conosce e sempre applica, o quanto meno dovrebbe applicare, nella gestione dei sinistri, ma raramente ha voglia di utilizzare per spiegare alle giovani leve la complessità del lavoro e le molteplici competenze, anche relazionali, che la nostra professione richiede.
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