UNA QUESTIONE DI VALORE AGGIUNTO

L’emergenza mette in luce le indispensabili competenze e la professionalità del perito. Un contributo che, per ogni tipologia di sinistro, deve essere salvaguardato all’insegna dell’etica, della correttezza e delle risorse necessarie per lo svolgimento dell’attività

UNA QUESTIONE DI  VALORE AGGIUNTO
Il caso ha voluto che mi ritrovassi a scrivere queste righe nei primi giorni di aprile di questo funesto anno bisestile, dopo 15 giorni di isolamento (dovremmo dire di smart working) a causa dell’epidemia di coronavirus. Quando verranno pubblicate avremo superato (si spera) il picco dei contagi ma temo che il nostro Paese e tutta l’Europa (così come buona parte del mondo) saranno ancora completamente immersi nella fase di contenimento della propagazione dell’infezione e soprattutto si staranno interrogando sul dopo.
Voglio evitare frasi fatte che nelle scorse settimane abbiamo sentito fino alla nausea su cosa si sarebbe potuto e dovuto fare… Siamo tutti molto bravi a esprimerci con il senno di poi. Prendo però spunto dalle parole usate da papa Francesco in occasione della preghiera che ha pronunciato a fine marzo in una deserta e spettrale piazza San Pietro: “Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante... Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti”.
Mi sembra che queste immagini rappresentino bene la drammatica situazione nella quale ci siamo ritrovati ma, al tempo stesso, esprimano lo spirito di condivisione e lo sguardo di speranza dai quali dovremmo ripartire: remando tutti insieme! Non ho certo la pretesa di voler affrontare tematiche di carattere globale alla ricerca di possibili soluzioni, ma mi limito a fare alcune considerazioni sulla nostra professione di periti liquidatori con la consapevolezza che questa vicenda ci presenterà scenari e orizzonti ben diversi rispetto a quelli che siamo stati abituati a osservare negli ultimi anni. In molti dicono che dovremo iniziare a vivere in modo diverso, che dovremo abituarci al distanziamento sociale, dovremo limitare gli spostamenti, gli assembramenti, che non potremo andare più con la stessa tranquillità al cinema, in palestra, al ristorante, in piscina… Ma sarà davvero così? Quanta memoria avremo di questa vicenda una volta che sarà stato trovato (speriamo presto) un vaccino o una cura? Temo poca; rimarranno probabilmente devastanti code di infezione nei Paesi del mondo nei quali il vaccino non arriverà mai in quantità adeguate “perché costerebbe troppo”. Chissà…

EQUO COMPENSO, TRA ESIGENZE E ASPETTATIVE DIVERSE

Momenti di pausa (obbligata) come questi servono anche per fermarsi a guardare un po’ dall’alto e a riflettere su quanto stiamo vivendo. In quale direzione stiamo andando? Intanto direi che non stiamo remando tutti dalla stessa parte. Da molto tempo il nostro mondo sta cambiando; qualcuno parla insistentemente di nuovi modi di liquidare i danni, di riparazione in forma specifica, di provider che sono in grado di occuparsi di danni da zero a infinito e poi altri affermano che il perito professionista rappresenta il passato, che oggi la perizia è un’altra cosa. Mi spiace dover constatare che chi fa affermazioni di questo genere evidentemente non sa cosa significhi svolgere una perizia e non conosce quali siano le necessarie competenze. Sarebbe come dire nel mondo della medicina che non servono più i chirurghi perché l’omeopatia può risolvere tutto… Oppure come dire che Andrea Bocelli è meglio che smetta di cantare perché ora ci sono i trapper.
Per carità, sono scuole di pensiero rispettabilissime ma si avverte una sorta di forzatura nel voler a tutti i costi promuovere un approccio spregiudicatamente innovativo con il contestuale obiettivo di archiviare prematuramente una scuola peritale, quella italiana, che in Europa ha dimostrato di essere tra le più avanzate e qualificate. Oggi molte strutture peritali che provengono da quella scuola, dalle piccole alle più grandi, hanno al proprio interno professionisti formati ed esperti, con competenze multidisciplinari, e si avvalgono quando necessario di specialisti di vari settori e di moderni strumenti per la gestione dei sinistri complessi. Mi spiace, ma nulla a che vedere con chi, con tutto rispetto, si occupa di altre cose. Per poter analizzare correttamente la questione, dovremmo però partire dalle aspettative dei committenti e porre il tema in termini di valore aggiunto. Se consideriamo un sinistro di modesta entità (che presenta danni ricorrenti e richiede un intervento e una definizione in tempi molto rapidi) o un sinistro complesso (che presenta magari ingenti danni diretti ed indiretti e richiede competenze tecniche specifiche, approfondimenti su varie tematiche, confronti con soggetti diversi, ecc.) un committente dovrebbe domandarsi quale valore si aspetta venga aggiunto dal professionista o dalla società che ha incaricato per la sua gestione. Se a tale auspicato valore venisse poi associato un equo compenso, la chiusura del cerchio sarebbe perfetta. Indubbiamente si tratta di esigenze e aspettative diverse.

APPREZZARE QUALITÀ E COMPETENZA

Nel primo caso – sinistri di modesta entità – l’esigenza di rapidità nel completamento del processo è certamente prevalente su ogni altra componente, unitamente però al valore medio dell’indennizzo. La videoperizia e la riparazione in forma specifica in questi casi sono strumenti indubbiamente utili, anche se non vi è alcuna garanzia di un reale contenimento del danno medio (soprattutto nei casi, purtroppo non così remoti, dove si verificano imbarazzanti conflitti di interesse). Anche per questa tipologia di sinistri sarebbero certamente utili competenze ed esperienza: ci sono molte strutture peritali in grado di dare questo valore aggiunto ma purtroppo i compensi previsti risultano spesso inadeguati.
Per i sinistri complessi e rilevanti cambia la prospettiva. Il valore aggiunto è rappresentato dalla capacità di gestire tutte le fasi della perizia con competenza e professionalità: il primo intervento, le opere di salvataggio e recupero, i rilievi e gli accertamenti, l’acquisizione e l’analisi della documentazione, gli approfondimenti e i confronti con i diversi interlocutori, la valutazione dei danni diretti e indiretti, la definizione del sinistro a termini di polizza. Per svolgere tutto questo (e molto altro) evidentemente non basta avvalersi di strumenti che velocizzano e standardizzano: servono specializzazione, esperienza e multidisciplinarietà. L’auspicio è che coloro che sono chiamati a ricercare questo valore aggiunto sappiano cogliere queste distinzioni e sappiano apprezzare le qualità specifiche dei professionisti più qualificati, ben diverse tra una tipologia di sinistri e l’altra. Affidando la gestione degli incarichi alle strutture in grado di dare il giusto valore aggiunto per ogni tipologia di sinistro, salvaguardando i principi fondamentali e imprescindibili dell’etica e della correttezza professionale e fornendo le risorse necessarie, le compagnie potrebbero ottenere migliori risultati in termini di rapporti sinistri/premi. Basterebbe forse remare tutti nella stessa direzione.

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