QUALE FUTURO PER IL PERITO?

Seguire il cambiamento non significa svilire una professione cedendo a richieste che deprezzano professionalità, specializzazione e qualità del servizio: tutti valori che al contrario vanno difesi a tutela della categoria

QUALE FUTURO PER IL PERITO?
“Ma s’io avessi previsto tutto questo / dati causa e pretesto / le attuali conclusioni, credete che per questi quattro soldi, questa gloria da … (beep) avrei scritto canzoni”. Così cantava Francesco Guccini nel lontano 1976 in quella canzone, L’avvelenata, che aveva suscitato scandalo perché infarcita di parolacce e di improperi nei confronti di tanti soggetti che criticavano il suo modo di fare musica.
Imbattendomi in quel vecchio testo, un po’ violento e discutibile ma a tratti simpatico nei giochi di parole tipici delle canzoni di Guccini (per quelli a cui piace il cantautore) mi sono soffermato su alcune frasi che, non so perché, mi hanno fatto pensare a un parallelo con la professione del perito oggi in Italia.
“Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni (si parlava di lire, ndr) voi che siete capaci fate bene ad aver le tasche piene e non solo i ... (beep)”.
Mutatis mutandis, se al posto di cantautori mettessimo periti e al posto di canzoni ci mettessimo perizie, scopriremmo che molte delle frasi rabbiose del testo sarebbero estremamente attuali per rappresentare lo stato d’animo della maggior parte delle persone che hanno deciso di intraprendere questa professione (ma forse anche quella del broker o dell’agente) e non sono riusciti nel tempo a mantenere un ruolo che goda del rispetto e della considerazione che meriterebbe.

SALVAGUARDARE UN PATRIMONIO DI COMPETENZE

Alcuni decenni fa i nostri maestri (recentemente ci ha lasciato Antonio Della Porta, un altro grande della perizia in Italia, che ricordo con particolare affetto e riconoscenza), avevano gettato le basi per la costruzione della professione del perito assicurativo basata su presupposti di grande competenza, multidisciplinarietà, etica e capacità di affrontare in modo completo la gestione di un sinistro. Queste caratteristiche sono patrimonio dei periti italiani, e raramente trovano analogie tra i professionisti di altre nazionalità. Ma pochi sono riusciti a fare tesoro di quegli insegnamenti e a diventare un perito moderno e adeguato alle attuali esigenze del nostro mondo.
Molti hanno preferito seguire diversi orientamenti e aderire alle richieste di nuovi servizi andando nella direzione di modificare profondamente il mercato. Tutto assolutamente lecito e corretto, perché è necessario e opportuno che ogni settore si evolva. Ma purtroppo i percorsi seguiti hanno sempre comportato una contrazione anziché uno sviluppo del settore.
Stiamo assistendo, come dice qualcuno, a una serie di numeri da circo per stupire e attrarre i clienti: riparazione in forma specifica, videoperizia, app dedicate per ogni gusto ed esigenza, ecc..
Intendiamoci: qualcuno ha avuto la capacità, come sempre avviene, di cavalcare questo cambiamento e di ottenere vantaggi economici non trascurabili (e dal punto di vista imprenditoriale ha fatto molto bene); ma tanti, tantissimi professionisti sono rimasti imbrigliati in questa evoluzione e guardano al futuro con grande preoccupazione. Suona sinistra quest’altra frase della canzone di Guccini: “… il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco”. Purtroppo rende l’idea.
Tutte queste iniziative imprenditoriali e altre che nasceranno hanno, a mio parere, poco a che fare con le competenze professionali di un perito e nel tempo potranno essere sempre più governate da nuovi strumenti tecnologici o, addirittura, soppiantate da un’intelligenza artificiale.
Spazio all’innovazione, quindi. Ma l’imperativo è salvaguardare il patrimonio, prezioso, che purtroppo appare oggi in via di estinzione. Ritengo che il sistema assicurativo avrà sempre bisogno di organizzazioni di professionisti che sappiano fornire un mix di competenze specialistiche e che siano in grado di gestire situazioni di sinistro particolarmente complesse. Su questo dobbiamo lavorare per sviluppare il nostro mercato e costruire il futuro della nostra fondamentale professione.

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