LA CERTIFICAZIONE DEL PERITO IN BASE ALLA UNI 11628/2016

La norma può essere oggi rivista sulla base delle esperienze acquisite nel corso dell’attività di certificazione e in considerazione della recente rapida evoluzione dei processi liquidativi, introducendo una maggiore differenziazione delle figure peritali e la valorizzazione delle principali specializzazioni

LA CERTIFICAZIONE DEL PERITO IN BASE ALLA UNI 11628/2016
Il mondo peritale avverte l’ingerenza di alcuni assicuratori nei compiti propri della professione. La richiesta di alcuni di trasmettere gli elaborati peritali alla compagnia prima della definizione in contraddittorio dell’indennizzo, l’imposizione aprioristica di fire investigators in un ampio numero di casi, l’imposizione di listini prezzi nel calcolo di danno e dei valori di preesistenza, addirittura l’intervento in sopralluogo con l’indicazione dell’estensione e delle tecniche da adottare nella bonifica post sinistro, sono evidenti invasioni di campo che tendono a ridurre la figura del perito a nudus minister, privandolo dell’autonomia che ne ha sempre caratterizzato l’operato.

UNA RIFLESSIONE SUI CRITERI DI SCELTA DEI PERITI

Se, come è lecito aspettarsi, gli assicuratori sono convinti di aver selezionato un corpo peritale di persone oneste e capaci, tali ingerenze appaiono frutto di un’ansia di controllo eccessiva, oltre che uno spreco di risorse. Viceversa si potrebbe pensare che le mandanti dispongano di risorse interne in grado di svolgere il lavoro meglio dei periti fiduciari; lecito domandarsi perché non cambiare periti o, paradossalmente, rinunciare alla perizia in outsourcing, in quanto evidentemente inutile e costosa.
Comunque stiano le cose, manager e azionisti di queste compagnie di assicurazione dovrebbero domandarsi se una siffatta gestione dei sinistri sia efficiente ed economica. In generale si impone una riflessione sui criteri di scelta dei periti: se un tempo gli incarichi peritali venivano affidati basandosi sull’intuitus personae, la loro crescita numerica poteva portare a premiare nell’affidamento rapporti personali e conoscenze dirette, risultando inefficiente. Da qui la nascita delle prime gestioni fiduciari, che hanno portato a selezionare le strutture principalmente in base a valori misurabili quali tempistiche di liquidazione, controllo dei costi, organizzazione e presenza sui territori. 

DISTINGUERE UNA PERIZIA DI QUALITÀ

Oggi si impone, a tutta evidenza, il tema della qualità della perizia: difficile da misurare a posteriori, la qualità è il frutto della competenza del perito, da intendersi come mix di abilità, conoscenze, e costante aggiornamento professionale. Affidare gli incarichi a periti con preparazione adeguata alla loro complessità, valutata a priori con criteri condivisi, permetterebbe di non sprecare risorse in controlli e ingerenze inutili, ferme le necessità di supervisione e audit. A questo occorrerebbe unire la verifica che provider e società peritali dispongano di adeguate risorse per affrontare diverse tipologie di incarico.
La certificazione di parte terza potrebbe fornire un primo criterio di selezione. Un rinnovato interesse degli assicuratori alla qualità della perizia, giustificherebbe, infatti, un affinamento della norma Uni 11628 del 2016 che regola l’attività peritale in campo no-motor. La norma merita di essere oggi rivista sulla base delle esperienze acquisite nel corso dell’attività di certificazione e in considerazione della recente rapida evoluzione dei processi liquidativi. Potrebbe essere introdotta una maggiore differenziazione delle figure peritali, da rapportarsi alla complessità degli incarichi svolti, e la valorizzazione delle principali specializzazioni.
Alla redazione della prima stesura della norma non presero parte gli assicuratori: l’auspicio è che a un’eventuale rivisitazione partecipino tutti gli stakeholders; così da costruire uno strumento adeguato alle attuali esigenze di mercato. 

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