L'ALTERNATIVA DELLE INFRASTRUTTURE

La difficoltà di allocare gli investimenti finanziari da parte degli investitori previdenziali può trasformarsi in importanti opportunità nei settori alternativi, di grande importanza per l’economia del nostro Paese. Con alcune condizioni a supporto della diversificazione

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Con gli attuali rendimenti dei titoli di Stato e del mercato obbligazionario in generale, la ricerca di redditività è l’assillo di tutti gli investitori istituzionali, dagli enti previdenziali alle compagnie di assicurazione, le quali hanno l’ulteriore problema della valutazione, in base alla direttiva europea Solvency II, dell’assorbimento di capitale relativo a ciascuna tipologia di investimento. 

Pur senza questa complicazione nella gestione del rischio, la scelta dell’allocazione degli investimenti finanziari sta diventando sempre più difficile anche per fondi pensione e casse professionali. L’esigenza di trovare rendimenti più alti, mantenendo contenuta la rischiosità, fa crescere l’attenzione per investimenti cosiddetti alternativi, come fondi immobiliari, fondi legati alle energie rinnovabili, fondi dedicati all’export, fondi di private equity, e così via.  Tutte queste realtà, per le quali si può immaginare la destinazione di una quota pari al 10-15% del patrimonio, sono da considerare e utilizzare, magari inserendole in mandati di investimento già esistenti, come consentito dalla Covip, tenendo conto del loro profilo sostanziale. Possiamo fare l’esempio dei fondi che investono nelle energie alternative, che possono avere veste immobiliare, ma nella sostanza sono paragonabili a obbligazioni a cedola costante e rimborso crescente del capitale e, come tali, vanno considerati nell’asset allocation della forma previdenziale.


RIDURRE L'IMPOSIZIONE FISCALE

Sulla scelta degli investimenti alternativi influirà, favorendo quelli considerati utili per la crescita economia del Paese, l’imminente decreto che dovrà indicare, attuando quanto previsto dalla legge di Stabilità 2015, per quali tipologie di impieghi fondi pensione e casse professionali potranno beneficiare di un  credito di imposta destinato a calmierare l’assurdo incremento dell’imposizione fiscale sui rendimenti degli enti previdenziali imposto dalla stessa legge di Stabilità. 
Su questo aggravio, che va nella direzione opposta rispetto agli altri Paesi europei, il giudizio critico resta fermo. 
Confido che oltre a strumenti destinati a finanziare opere pubbliche e servizi di pubblica utilità nel settore delle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali, ospedaliere, delle telecomunicazioni, molti dei quali non ancora sottoscrivibili dagli investitori previdenziali, siano considerati anche gli investimenti di medio-lungo periodo, finalizzati al sostegno delle esportazioni italiane. Accanto agli strumenti finanziari legati alla razionalizzazione del comparto delle energie alternative e del risparmio energetico, le attività di finanziamento all’export appaiono di immediata realizzabilità e in grado di apportare già nel corso di quest’anno benefici alla crescita economia e all’occupazione. Forse la soluzione più semplice potrebbe essere prendere in considerazione le tipologie di investimento prese in considerazione dal Piano Juncker,  in ambito europeo.


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