LE PROSPETTIVE NELLA GESTIONE DEL RISCHIO AZIENDALE

La funzione di risk management evolve all’interno delle aziende e conquista i board, sempre più sensibili a disegnare strategie che tengano conto della variabile rischio sul successo del business. Un approccio mentale che sarà richiesto anche dalle norme per la certificazione della qualità

LE PROSPETTIVE NELLA GESTIONE DEL RISCHIO AZIENDALE
Capire, governare e decidere sono le tre parole chiave che ci permettono di individuare la strada migliore per il futuro del settore del risk management.
Capire significa conoscere i contesti nei quali le aziende si trovano a operare e l’abilità richiesta al risk manager di captarne i segnali prodromici per proporre tempestivamente analisi e valutazioni che aiutino il top management nella definizione delle strategie. Si tratta di dinamiche chiave per l’economia e i mercati a livello globale, che hanno conseguenze a cascata su tutti i settori e dalle quali può derivare il successo o l’insuccesso. Capire il contesto serve a ipotizzare ciò che potrebbe avvenire domani.
Governare il rischio è un passo che richiede la sua continua integrazione in diversi ambiti, soprattutto in quelli dove apparentemente il ruolo del risk manager non è immediatamente percepibile: dalla certificazione dei sistemi di qualità, ambiente e sicurezza alla sostenibilità, dagli aspetti giuridici dell’Erm ai modelli organizzativi e di controllo.
Decidere significa agire attivamente, avendo consapevolezza che il ruolo e le responsabilità del risk manager possono fornire un contributo tangibile e strategico all’azienda per la quale egli opera.


PIU' IMPEGNO PER LE PMI

A livello europeo, il ruolo dei risk manager all’interno delle aziende sta diventando più importante dal punto di vista strategico, permettendo loro sempre più frequentemente di accedere ai vertici delle imprese. In tal modo, i risk manager hanno una visione più completa dei rischi che potrebbero influenzare la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati: il sondaggio realizzato da Ferma, la federazione delle associazioni europee dei risk manager, alla fine del 2016 racconta che la preoccupazione per la situazione economica (63%) e per i casi di interruzione dell’attività (60%) sono in aumento rispetto allo stesso sondaggio del 2014. Queste minacce, insieme all’instabilità politica (59%), sono state identificate come i tre principali rischi per le imprese. L’indagine mostra anche come alcune buone pratiche di gestione dei rischi stiano diventando una prassi normale nelle imprese italiane, anche in virtù della cultura del risk management che Anra sta contribuendo a far progredire nel nostro Paese.


Sullo stesso tema, lo scorso ottobre Anra e Strategica Group hanno promosso un’indagine, condotta da Eumetra Monterosa, sulla percezione del rischio tra le medie aziende italiane, e in modo particolare su come la cultura della sua corretta gestione sia diffusa tra esse. I risultati mostrano l’esistenza di una certa confusione di fondo tra la gestione dei rischi e le attività di tipo assicurativo, come si osserva dal fatto che la funzione internamente è delegata in molti casi all’ufficio legale (55%). Osservando lo scenario si percepisce una sostanziale trascuratezza nell’approccio della gestione dei rischi. Perché se anche c’è sensibilità da parte del mercato (l’84% delle Pmi “ha pensato o pensa di instaurare politiche di risk management”), vi è un’evidente incapacità da parte del mondo assicurativo e degli intermediari nel proporre soluzioni adatte alle diverse tipologie di aziende del nostro tessuto economico. Le assicurazioni e i broker cercano di vendere un prodotto, come se la gestione dei rischi fosse una commodity, e non un servizio a valore aggiunto. Spostandoci sul ranking dell’importanza dei rischi percepiti per le aziende che potrebbero influenzare le scelte strategiche o interrompere la business continuity, si rileva come i Danni materiali diretti ai beni siano il rischio più “sentito" (59%), seguito da Continuità del business (37%) e Fattori macroeconomici di mercato e di contesto (35%).





LA CONTIGUITA' TRA RISCHIO, CAPACITA' DECISIONALE E QUALITA'

Troppo spesso le Pmi sottovalutano i punti di contatto tra la gestione del rischio e i sistemi di gestione per la qualità della tutela dell’impresa e del suo business. Su temi centrali come ambiente, salute e sicurezza, riservatezza delle informazioni, business continuity, la produzione di norme ha determinato una stratificazione che richiede un riordino. Con tale scopo, sono in via di elaborazione le revisioni delle norme utilizzabili per la certificazione delle organizzazioni: questo riordino ha introdotto il concetto del Risk based thinking, cioè dell’approccio basato sul rischio. Le nuove revisioni sono organizzate secondo una struttura definita come High level structure (Hls), stabilita da Iso per garantire la coerenza formale tra tutte le norme utilizzabili per la certificazione: l’introduzione di una medesima struttura permette di uniformare e di estendere i principi che stanno alla base dell’applicazione delle singole norme. In sostanza, viene inteso un nuovo modo di affrontare la gestione per la qualità, basato sulla capacità di ogni componente dell’organizzazione di assumere decisioni e intraprendere azioni non in modo meccanico e acritico, pur nel rispetto delle procedure previste, ma come effetto di una valutazione razionale delle possibili conseguenze delle proprie scelte.


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